La psicoanalisi si pone come un metodo esplorativo alla ricerca di nuovo significato. Rispetto a un percorso psicoterapeutico le maggiori differenze riguardano l’uso del transfert e il dialogo con l’inconscio (soprattutto attraverso i sogni). In genere questo tragitto è più lungo in quanto vuole guardare in profondità le varie parti nascoste della personalità al fine di ottenere una maggiore consapevolezza del proprio stare al mondo, con possibilità di intraprendere percorsi nuovi rispetto a quelli conosciuti.
Nel transfert il paziente, in modo inconscio, proietta sull’analista figure significative della propria vita, attuando in diretta delle dinamiche relazionali che spesso riproduce automaticamente nella vita di tutti i giorni. L’interpretazione di tali dinamiche permette una trasformazione di esse, sperimentando così nuove modalità di relazione con gli altri e con se stessi.
Molto spesso le nostre credenze, i nostri atteggiamenti e comportamenti hanno radici inconsce che ci sorprendono. Dialogando con l’inconscio, e in questo i sogni sono un utile mezzo per tale scopo, non ci si limita ad analizzare gli aspetti noti di se stessi, col fine di porre rimedio ai cattivi funzionamenti, ma si cerca di ampliare il campo di indagine, andando alle cause profonde di certe dinamiche, permettendo di risvegliare energie spesso sopite
La psicoterapia psicoanalitica aiuta l’individuo che si trova in una condizione di sofferenza ad avere una maggiore comprensione di sé, delle sue modalità relazionali e comportamentali, ed a trasformarne gli aspetti problematici. La graduale comprensione del proprio mondo interiore e delle proprie dinamiche relazionali, la padronanza di sé e delle proprie emozioni (ma non la loro negazione), la maggiore autonomia psichica raggiunte nel corso della psicoanalisi permettono all’individuo di sperimentare una nuova sensazione di indipendenza e un globale miglioramento della qualità della vita, ma cosa altrettanto importante, permetterà al paziente di continuare una sorta di autoanalisi in quanto ha acquisito una modalità analitica di pensiero.
La relazione analista-paziente diventa di primaria importanza e il setting permette di costruire tale rapporto in un ambiente sicuro e non ambiguo. Il rapporto umano che si stabilisce tra paziente e terapeuta, in un contesto non giudicante e particolarmente attento alla storia ed ai significati personali dell’individuo, rende possibile la libera e sincera esplorazione delle problematiche psichiche e relazionali, favorisce la motivazione alla comprensione di sé ed al cambiamento mediante l’introspezione.
Si può dire che esista un processo psicoanalitico quando ambedue i partecipanti accettano l'idea che l'interazione sia centrale,e che tale situazione permetta la nascita e la crescita di un terzo soggetto, frutto del dialogo tra i due.
Dalla sua nascita con Freud, la psicoanalisi è stata protagonista di molte evoluzione e della fondazione di molte scuole, anche significativamente diverse fra loro. Il nostro gruppo segue un metodo psicoanalitico che trae le sue origini dal pensiero di Jung, pur rimanendo aperto alle nuove acquisizioni di questi ultimi anni. In particolare, il filone della psicoanalisi relazionale ha permesso di sottolineare l’importanza curativa della relazione tra analista e paziente.
Nella teoria e pratica junghiana il processo di individuazione assume un valore fondante per tutto il percorso terapeutico.
In breve, cosa si intende per processo di individuazione: il suo evolversi è reso possibile da quel continuo dialogo tra la coscienza e l’inconscio. L’essere umano nasce come soggetto nel momento in cui acquista la coscienza della differenza dalla sua vita pulsionale e non si riduce alla sua vita istintuale, ma comprende che può porsi come soggetto distaccato nei confronti di se stesso.
In questo momento la vita pulsionale si costituisce come una sorta di non-Io che minaccia costantemente l’Io come soggetto, in quanto la tensione vitale e irrazionale può irrompere in lui, indipendentemente dalla sua volontà. L’essere umano viene così a trovarsi in una situazione conflittuale. In tale situazione viene alienata una parte di sé: o l’Io nega la vita affettiva ed emozionale irrigidendosi nella pura razionalità, o rinuncia alla libertà e cade in balia delle proprie immediatezze e dei bisogni pulsionali. Il conflitto può essere fonte di trasformazione per realizzare nuove forme di esistenza umana e per vivere in una completezza del sé, senza negare o atrofizzare parti importanti della propria personalità. In tal modo l’individuazione significa una maggiore verità di se stessi, attuando un modo di vita che non abbia grandi separazioni tra la propria interiorità e il mondo esterno, tra la percezione della propria individualità e l’intuizione di un universale che ci comprende.